Nel fitto groviglio delle vicende storiche dell’antica Roma, emerge la figura luminosa di Santa Flavia Domitilla, una donna di straordinaria fede e coraggio. La tradizione ci tramanda la sua storia, intrecciata con gli eventi tumultuosi dell’Impero Romano e segnata dalla sua devozione al Vangelo di ...
Nel fitto groviglio delle vicende storiche dell’antica Roma, emerge la figura luminosa di Santa Flavia Domitilla, una donna di straordinaria fede e coraggio. La tradizione ci tramanda la sua storia, intrecciata con gli eventi tumultuosi dell’Impero Romano e segnata dalla sua devozione al Vangelo di Gesù Cristo.
Nata da illustri natali, Flavia Domitilla era nipote dell’imperatore Domiziano e figlia di Plautilla, una cristiana che, sin dalla sua infanzia, la introdusse alla pratica del Vangelo. Fin da giovane, Domitilla sentì il richiamo a consacrarsi completamente al Signore. Intorno all’anno 91, prese il velo di vergine consacrata dalle mani di Papa Clemente, dedicando la sua vita al servizio di Dio.
Tuttavia, la sua scelta di vita non passò inosservata agli occhi di Aureliano, figlio di un console romano, che rimase affascinato dalla sua bellezza. Ignaro delle sue convinzioni cristiane, le chiese la mano in sposa. Di fronte al rifiuto di Domitilla, il giovane non si arrese. Infervorato dall’orgoglio pagano, iniziò a perseguitarla, spingendo persino l’imperatore a esiliarla sull’isola di Ponza con l’accusa di "giudaismo", termine con cui i Romani indicavano i primi cristiani.
Lontana dalla sua terra natale, Domitilla si stabilì in una grotta ai piedi di un piccolo colle, oggi sede della Chiesa parrocchiale di Ponza. Seguita dai suoi compagni convertitisi al cristianesimo, Nereo, Achilleo e Teodora, durante il suo esilio forzato si distinse per la sua carità e le sue penitenze, attirando l’attenzione di molte ragazze locali desiderose di conoscere la fede in Gesù Cristo.
Portata infine a Terracina, Domitilla confessò nuovamente la fede in Cristo. Sotto l’imperatore Traiano, dimostrando una costanza sempre maggiore, per ordine del giudice, la sua dimora fu incendiata insieme a lei e alle sue sorelle di latte, le vergini Teodora e Eufrosina. Concluse così il corso del suo glorioso martirio il 7 maggio.
Le loro spoglie, inizialmente deposte nel cimitero locale, furono poi traslate a Roma nel XVI secolo per volere di Papa Clemente VIII. Oggi riposano nella chiesa dei Santi Martiri Nereo ed Achilleo, dove sono venerate e custodite con devozione.
Secondo il Martirologio Romano, a Roma si commemora Santa Domitilla, martire, nipote del console Flavio Clemente. Accusata durante la persecuzione di Domiziano di aver rinnegato gli dèi pagani, per la sua testimonianza di fede in Cristo fu deportata insieme ad altri nell’isola di Ponza, dove consumò un lungo martirio.
Nell’iconografia, Santa Flavia Domitilla viene rappresentata quasi sempre con i capelli biondi, dai quali deriverebbe il nome Flavia, e con una palma tra le mani, simbolo del martirio. Non ci sono città delle quali è patrona, ma nel Lazio il suo culto è particolarmente sentito.
Un’opera significativa è quella di Pieter Paul Rubens, realizzata nel 1608, che raffigura Flavia Domitilla insieme ai Santi Nereo e Achilleo. Secondo una leggenda del V secolo, questi due martiri avrebbero convertito Flavia alla fede cristiana. Il legame più certo tra loro è l’essere sepolti nelle catacombe situate sulla via Ardeatina, che prendono il nome da Domitilla.